La notizia è di tre giorni fa: ci sono circa 30-40 casi sospetti di infezione renale dovuta ad Escherichia…e si ipotizza che veicolo di contagio sia stato il consumo di latte crudo.
Cosa intendiamo per latte “crudo”? Questa tipologia di latte non è stata sottoposta a pastorizzazione. Il latte appena munto viene conservato alla temperatura di 4 gradi, e senza interruzione della catena del freddo (almeno così si spera) portato ai dispenser automatici che stanno dilagando ormai ovunque nelle nostre città.
Il fatto è questo: chi compra latte crudo lo fa perché lo considera un alimento meno trattato, e quindi nutrizionalmente migliore…oltre che più economico!
Sul fatto che questo tipo di latte sia migliore e più buono ci sarebbe da discutere…ma dato che ci si scannano in molti per questa faccenda noi trattiamo di altro….parliamo della sicurezza di questo latte!
Per il latte fresco venduto in bottiglia si utilizzano due tecniche di conservazione: la pastorizzazione che elimina i microrganismi patogeni non sporigeni e la microfiltrazione che riduce ancor più la carica batterica del latte (non a caso il latte microfiltrato dura di più).
Questi due processi, in coppia o applicati singolarmente, rendono sicuro un prodotto nel quale i batteri si troverebbero altrimenti benissimo!
Diciamo pure che se il latte è prodotto con particolare cure, a partire dalla stalla per finire con una catena del freddo perfetta, potrebbe essere consumato anche crudo.
Con delle accortezze: i bambini e gli anziano dovrebbero sempre consumarlo previa bollitura dato che sono entrambi fasce di popolazione le cui difese immunitarie sono o incomplete o abbassate.
In realtà tutti dovrebbero scaldarlo prima di consumarlo, però queste indicazioni non sono mai scritte sui distributori!
E poi: più di una volta ho notato che l’ugello da cui esce il latte è esterno, cioè viene a contatto magari non solo con la bottiglia, ma anche con l’esterno e con le nostre mani…..senza contare che a volte le bottiglie che vengono messe a disposizione sono lasciate incustodite all’aria.
Insomma, l’idea è buona…ma bisogna curarla di più….e poi basta prendersela con le tecnologie alimentari!
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